venerdì 25 giugno 2010

Le mie poesie

TI ASCOLTO


Ascolto il vento, adesso.
Un silenzio assordante
riempie i pensieri.
Solo le parole a colmare il vuoto
e le stelle a coprire la notte.
Scorre il tempo e canta una musica nuova,
uccelli in volo in una terra straniera.
Sento ancora la voce
e il frastuono di una vita andata.
Hai ascoltato le mie pene e io le tue,
sei rimasta impigliata nel mio volerti bene
ed è stato bello.
Adesso sei aria in cielo.
Sole acceso sul mare.
Pioggia nuova su terre riarse.
Balsamo fresco su ferite aperte.
Luna nuova che fa capolino in un cielo notturno
tutto da ammirare

23 ottobre 2010.








IL TUO VOLTO

Ho aspettato Te
e piangere era vano.
Mio Signore.
La luce ha preso posto
e l’acqua scorre fiera,
dentro il rigagnolo
di un deserto gramo.
Né morte o siccità
da oggi in poi.
Ho lavorato sodo,
mio Signore.
Adesso vedo, adesso sento.
Tutto il tuo amore.




ANGELI


Siamo fredda tempesta. Anime intrepide.
Siamo stati derisi, violentati, barattati, uccisi.
Siamo ombre su un muro.
Marionette cadute in disgrazia per colpa di dei crudeli.
Onde su uno scoglio.
Figli concepiti e mai nati.
Padri mancati, poesie incompiute.
Cassetti di sogni dimenticati.
Siamo stati spinti oltre i margini dove
il colore è andato in esilio.
I sentimenti ci hanno traditi e le parole condannati.
Siamo cieca speranza
disposti a pagare lo scotto di esserci .
Giorni senza sogni e notti senza luna.
Terre desolate e amori perduti.
Un lascito di un altro tempo che ci condanna a vivere.
Siamo angeli.
Angeli senza ali



MARI DI NIENTE

Ho toccato mari di niente
prima di giungere a te.
Sfiorato l’abisso senza conoscere
il tempo.
Sentendomi cieca in un mondo
di colori destinati agli altri.
Ho taciuto parole e ho cancellato
la memoria.
Adesso ammiro il mare e le sue
tempeste.
Gli aquiloni in volo e le loro saette.
Il crepuscolo giunge ma per me è l’aurora
felice di viverla ancora,
oltrepasso i confini
in un turbine di vento e mi
dico – questo è il mio momento.
Lontano ormai dai mari di niente
finalmente felice di esserci.




NELL’ULTIMA ORA

Ecco, si sente dei lupi lavorar
la foresta, e delle camere a gas
lavorar l’universo.
Ecco, il rapace uccello
si avvicina, ci prenderà,
taglierà i nostri capelli al vento;
caverà i nostri denti d’oro,
ecco si avvicina.
Tutto si oscura,
vedo i bimbi nell’ultima ora,
vedo e non vedrò mai più.
Tutto sembra immoto dentro
una bolla d’aria.
L’avvoltoio si avvicina,
non resterà più traccia dei bimbi.
I loro piedi sono nudi pezzi di carne
sulla neve sporca.
I loro occhi navigano in un mare
di dolore.
Sento nelle vene il sangue gelare
e nell’ultima ora c’è chi non lo
sentirà più.
Ecco, l’avvoltoio si diverte
alle nostre spalle, nessuno
si ribella e il tempo continua.

Anno 1976




TI SENTO


Non parlarmi.
Ti sento giungere a me tra folate di vento settembrino.
Tra onde spezzate da scogli incontaminati e lontani.
Con saette che dividono il cielo in due finchè gli squarci
rivelano il labirinto della mente
dove tu mi vuoi e io ti voglio.
Alzati in volo,
puoi farlo,
una volta,
un’altra
e
una ancora.
Baciami con la forza disperata di sapere
che ogni cosa è effimera,
che sparirà al primo spuntar dell’alba
ma che è proprio questo a dargli forza.
Coprimi di carezze
come un amante perduto e poi ritrovato.
Adesso ti sento.

9 settembre 2003




RICORDI


Ho cavalcato la strada dei ricordi e sono giunta
nel luogo della mia memoria.
Non ci sono più i vecchi a cantar canzoni
sull’uscio di case adombrate da alberi di giacinto
Non ci sono più i ragazzi nascosti dentro corpi di
uomini stanchi.
E le vie che portavano alla ferrovia dove
un nonno benevolo raccoglieva nere more
in cartocci di carta di giornale.
Ricordo la sua mano forte trattenere la mia,
il suo sorriso sotto baffi ormai bianchi.
Non ci sono le grida dei bambini confondersi con le mie.
Ricordo caldarroste brunite sul fuoco e pane arrosto
bruciato ai lati.
Ricordo i prati a gennaio quando sentivo
rinascere la vita, l’erba medica vestita a festa
e il cielo azzurro con le nascoste tempeste.
Ricordo i profumi e i colori.
Conservo queste immagini nel mio cuore.
Non voglio perdere il mio bagaglio prezioso
sarebbe come offendere Dio per i suoi doni.
Conservo come posso i miei ricordi, sono dolci
come le campane della chiesa a sera.
Come corse sul prato.
Sono dolci come il nonno che mi accarezzava
la testa .
Sono ricordi.
Sono miei.

12 Giugno 2004



DOVE


Dove sono i giorni?
Dove sono i mesi?
Gli ideali si sono ormai perduti
verso itinerari fantasma.
Non trovi il nesso in questa baraonda
omicida.
Rimani solo sotto una croce in questa terra
straniera.
Terra straniera e ostili genti
venisti in pace trovasti l’odio.
Come impazzita la morte corre
per cercare ancora proseliti,
il suo mantello trascina e il suo incedere
scombina.
Il tuo cuore si è inebriato solo per poco,
credesti di vedere un amico ed
era invece un nemico.
Aveva i tuoi occhi spauriti
e le tue labbra tirate
ma nel cuore aveva solo una rabbia assetata.
Bandito il sorriso e ucciso
il riso.
Sulla collina non ci sono che croci
ne puoi contare mille
se ti fermi un momento.
Ne puoi contare mille
se hai un momento.
Rimane incontrastato il veleno
dell’odio insano degli intrusi
che devono essere scacciati.
E’ questo il tuo oggi.
Venisti in pace trovasti morte.

Giugno 2004



ORIZZONTI LONTANI

Vieni con me verso mari agitati.
Mani di vento su guance bagnate
aneliti di baci su questa spiaggia
fantasma.
Il calore nasce e si spande
come crema artefatta e
il desiderio diventa sublimazione
forte del suo potere e ti invade
riempiendoti con i suoi mormorii
sommessi.
Con le notti calienti di un’estate
passata.
I ricordi diventano pagine bianche
ancora da scrivere e ti ritrovi
portata lontano nella risacca
di una nostalgia.
Il tempo prende per mano
i tuoi passi e ti conduce nel suo dominio
dove l’orizzonte
è cielo e l’alba imminente.
Guarda ancora lontano oltre
il nulla dove credo di scorgere
la vita che nascerà domani.
La vedi anche tu?
Sorridi con il coraggio che
nascondi sotto coltri di insicurezze.
Assicura al tuo animo la certezza che il
domani è vicino.
Oltre l’orizzonte.

Gennaio 2004




FIORI DI CARTA


Sono stati trattati come fiori di carta
questi giorni perduti.
Sono stati strappati e lasciati
marcire nel fango.
Sono bruciati in un rogo
dove ho visto decine di facce
attonite mentre il mattino ci trovava
abbracciati ma lontani.
Fiori sciupati in una sola notte,
petali spenti e odori nascosti
sotto foglie morte.
Ma sotto quei fiori di carta
c’era ovunque il tuo ricordo
mascherato ma riconoscibile.
C’era la tua mano nella mia
parole di incitamento e pianti.
Sono solo ricordi i fiori di carta
ma sento ovunque il loro profumo.

Anno 2004



CIURI ‘I CATTA


Foru trattati comu ciuri ‘i catta
stì ionna pidduti.
Foru strazzati e lassati
‘nfracidiri ‘nto fangu.
Foru bruciati ‘nto focu
undi vitti tanti facci
stralunati mentri ‘a matina ‘ndi trovava
‘mbrazzati ma luntani.
Ciuri pidduti ‘nta na sula notti,
petali stutati e ciauri ‘mbucciati
sutta fogghi motti.
Ma sutta ddì ciuri ‘i catta
c’era a tutti i bandi u tò ricoddu
mascaratu ma riconoscibbili.
C’era ‘a tò manu ‘nta mè
paroli d’incuraggiamentu e lacrimi.
Sunnu sulu ricoddi ‘i ciuri ‘i catta
ma sentu a tutti i bandi ‘u so’ prufumu.



HO PRESO IL TUO CUORE

Ho preso il tuo cuore per mano e ti sei lasciato guidare,
tu volevi il mio cielo, io il paradiso.
Ho superato il confine con la notte per ritrovare il
nostro giorno.
Ero cieca e adesso vedo dentro i tuoi occhi che ora
rispecchiano i miei.
Vedo le miserie degli uomini retrocedere
a passi da giganti
e non rimaniamo che noi
in questo presente.
E l’arte impera sulla vita e su noi.
Ci lasciamo guidare forti dei nostri ideali
mentre palpiti nuovi risvegliano i sensi sopiti.
Ci risvegliamo in un giorno nuovo che profuma
di vaniglia e di latte.
Ripercorriamo a ritroso i nostri passi e ci sono
carezze e baci, sgridate e schiaffi.
E ci sono passeggiate di sera e sonni sereni
la notte.
Siamo bambini lasciati correre per le strade,
studenti ansiosi davanti cancelli chiusi.
Donne sconfitte e uomini soli.
Siamo noi, mercanti di anime e carcerieri.
Vittime liberate.

Ottobre 2004



I SOGNI MUOIONO ALL’ALBA


Poiché i sogni muoiono all’alba
salviamo il mondo prima che venga giorno.
Coriandoli dispersi questi giorni andati alla deriva.
Forse domani avremo gli stessi occhi e le stesse bandiere.
Ma è ancora presto.
Vedo oltre l’angolo un presagio di quello che può essere il
domani.
Vicoli sporchi di miseria in un infinito dedalo di strade.
Gente rincorsa, gente carcerata,
bambini che corrono e voci che chiamano.
Donne che soffrono e che gridano invano.
C’è un viandante che tende la mano,
ci sono io, ci sei tu,
c’è tutto il mio mondo chiuso quaggiù.
Voglio salvarlo, voglio vederlo più bello e saggio.
Un cielo terso e un mare chiaro
davanti al quale tessere fiabe.
In queste vie piene d’amore
c’è ancora molto da vedere.
Sono gli uomini quelli da cambiare,
i soli con i fucili in mano.
Ma il domani è già ora.

15maggio 2004

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